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San Potito Sannitico

Documentario realizzato da Domingo De Luis

San Potito Sannitico raccontato

San Potito Sannitico è fisicamente piccolo, e sa di esserlo. Ma San Potito è anche – e soprattutto –  infinito, e questo non solo lo sa, ma lo ha dimostrato e lo conferma di anno in anno, con voce sempre più forte. È il punto di incrocio di tutti i mondi possibilida quelli della meraviglia più travolgente a quelli del pianto più forte. In un giorno pensi di averlo visto tutto e il giorno dopo ricominci daccapo. E daccapo ricominci a vedere anche te stesso, molto probabilmente davanti a un’opera d’arte: è fortunato chi si perde a San Potito.

Daniela Marchitto - Filosofa passante

San Potito Sannitico è una pittoresca e bella piccola cittadina, che sembra calma e placida quando ci si arriva per la prima volta; l’aria è fresca di montagna e simpatici cani randagi passeggiano lungo i sentieri acciottolati. conto che oltre quell’aspetto esteriore si nasconde qualcosa di ancora più Tutti sono amichevoli e salutano con un sorriso, ma ti renderai presto sorprendente. Arte. Gioventù. Energia. La città, apparentemente rilassata, esplode in miriadi di sfumature su tutti i muri di questa piccola città in possiede il desiderio di abbracciare il nuovo e il colorato, l’auto-espressione luoghi dove meno te lo aspetti. È una congregazione di energie del mondo. Ha dato vita ad una nuova era di piccole città in Italia.

Ashleigh Goh - regista ( vincitrice del Cici Film Festival 2015)

A San Potito l’acqua scorre generosa e fresca, abbondante e limpida. E lo fa giù, nelle viscere underground, ma anche all’aria aperta sotto il cielo, visibile in fontane, canali, lavatoi, che appartengono alla collettività e da essa sono usati in vari modi. giardini che rendono il paese un luogo ameno, dolce, sognante. L’acqua è anche visibile nell’abbondanza di verde, piante, fiori, alberi, A San Potito è accaduto qualcosa. Ho partecipato a un evento. Ho visto (…) artisti di varie parti del mondo chiudersi con il volto verso un muro ma restituire delle figure evocative, provocatorie, destabilizzanti che sono Nell’oscenità del corpo pubblico. restate come dei tatuaggi sul corpo del paese. Ho visto dei piccoli film girati tutti qui da giovani filmaker appassionati, che hanno impressionato i suoni, i volti, le case, andando, in alcuni casi, anche a esplorare o intercettare la memoria di San Potito o il suo carattere segreto, le sue intime inclinazioni.

Paolo De Falco

San Potito è stato per noi un paese-giardino-in-movimento: chi lo abita e le sue idee – anche quando mette radici – si lascia volentieri trasportare sulle ali del vento o sul dorso di qualche animale, e sa accogliere gli abitanti di altri mondi. San Potito è quindi in ogni angolo dell’universo che offre un buon ricovero agli uomini, alle piante e ai loro sogni.

Giardinieri erranti

Un murales, affinché possa dirsi di tutti, deve essere di tutti e tutti devono partecipare all’esperienza, direttamente o indirettamente. Ebbene, questo è un piccolo miracolo che si è manifestato nei giorni del FateFest; ho visto faccia di colore, creando bellezza, arricchendo il territorio e sé stessi sotto infatti un’intera comunità coinvolta nel fare arte, sporcandosi le mani e la la sapiente guida di artisti immensi come El Mono González. (…) A San Potito Sannitico il dono dell’arte è stato accolto e ricambiato dall’entusiasmo, dal coinvolgimento degli abitanti. L’arte è infatti riconoscimento, corrispondenza. Non a caso nella Naturalis Historia Plinio il Vecchio narra della nascita della pittura come gesto d’amore. (…) Un racconto che continua qui, fra le strade di San Potito Sannitico.

Federica Belmonte

A San Potito c’è acqua.di giorno, di notte, dappertutto. Si sente nell’aria e nelle orecchie. È in montagna ma galleggia, scorre lento ma È piccolo ma ha spazio per ogni cosa. Quando vai via ci lasci qualcosa e continuamente. Niente sta fermo anche quando tutto appare immobile. te ne porti un pezzo. Con il Fate Festival si riempie di animali esotici e la fauna locale brulica e si agita. Tutto si mischia e s’illumina. Il cinema, l’arte, i giardini, le persone, i muri cambiano di forma e diventano riconoscimento ed estraneazione, partecipazione e osservazione, pensiero e azione.

Carola CI (ha fatto qualcosa al Fate Festival e ha mangiato a casa di quasi tutti gli abitanti di San Potito)

Due Alieni a San Potito. Una videocamera in mano. Un grosso pacco a pois. Arrivati qui per caso e per necessita’, seguendo l’istinto che non ci ha traditi, abbiamo trovato il villaggio pronto come stanno gli atleti sulla linea cosa vuol dire creare qualcosa, dal nulla, tutti qui sanno cosa vuol dire di partenza, e insieme ci siamo lanciati in quest’avventura. Tutti qui sanno fare un film. Abbiamo potuto essere ambiziosi, selvaggi nel dare corpo a questa storia surreale, senza mai dubitare della fiducia di coloro che hanno preso parte al gioco. Perché’ a San Potito si gioca sul serio ad essere più’ di anche noi abbiamo brillato, come lucciole per trenta giorni. Sono diventati un villaggio, si gioca ad essere il mondo intero. Li abbiamo visti brillare e il nostro film irriverente che non esisteva prima e ora e’ quasi realtà’. Perché’ questa e’ una storia vera, parola di alieni!

Mela Boev & Jonathan Gottesmann